Abbiamo l'enorme fortuna e privilegio di pubblicare questa meravigliosa poesia scritta nel 1941 sul Monte Tomori, in Albania, dall' alpino

Giovanni Del Negro, Cap. BTG. Belluno 7° Alpini DIV. Pusteria.

 

 

 

TOMBA IGNOTA

 

E' appena appena a lato sinistro del sentiero

che corre sul fondo del vallon scosceso.

Poche manciate di terra,

un cumulo di sassi e

infissa c'è una croce;

due pezzi di mal squadrata tavoletta.

I bracci della croce son rivestiti

con latta tolta dalle scatolette.

Al centro, scalfite con un chiodo,

sei lettere formano un nome

grande come la storia.

ALPINO

Tra sassi, ruvide, spuntano poche foglie

di una pianta intristita.

ALPINO

Non c'è il nome

né reparto dal quale manchi.

Chissà dov'é il ruolino

dove a fianco del tuo nome

un furiere ha scritto:

Disperso?

In che giorno sei morto?

Cosa videro per l'ultima volta

i tuoi occhi?

Trattennero il bagliore accecante

del sole

o il tremolar d'innumerecoli

stelle?

Ma Tu non sei sotterra,

qui sotto c'é solo il tuo ricordo.

Hai qui spostato solo per riposarti,

poi

rimesso in spalla

lo zaino consunto e semivuoto

sei andato lassù,

al luogo di adunata degli alpini

dalla penna mozza.

Ecco, ora ti vedo.

Sei seduto sul'orlo

di quella nube bianca

sospesa nell'azzurro infinito;

ti vedo, le gambe a penzoloni.

Hai sempre le stesse scarpe sfondate.

Ma é proprio sempre lo stesso

il tuo destino?

Nemmeno in Paradiso

ti hanno dato il cambio

alle scarpe?

Che cosa guardi tanto fisso

laggiù?

Lascia che guardi anch'io.

Ah! ora vedo, laggiù nella vallata

a piè del monte,

quella piccola casa

a fianco del minuscolo cortile

e quella piccola donna

dai capelli bianchi,

che agucchia seduta sul gradino.

E' la tua vecchia mamma

è sola.

Tu l'aspetti lassù?

o forse non é lei

che aspetta il tuo ritorno?

Lo sà che sei lassù,

le gambe penzoloni dall'orlo della nube?

Povera vecchia mamma

che tanto aspetta e tanto prega.

Lei ti aspetterà

e chissà quante volte la neve

coprirà col suo biancore

il piccolo cortile

e quante volte sul davanzale,

rifiorirà il geranio.

Ma un giorno,

stanca di aspettare,

vorrà cercarti

e se ne andrà sotterra

e non ti troverà.

Ma gli occhi di una mamma

guardano sempre il cielo.

Allora ti vedrà

seduto sul'orlo della nube

e,

piano piano

senza smuovere la terra,

leggera come un anima,

ti terrà vicino.

Le scarne dita

della sua mano stanca

sfioreranno i capelli tuoi

sporchi di sangue e fango

mentre negli occhi brillerà,

come limpida goccia di rugiada,

l'ultima lacrima...

Vedi laggiù sul davanzale?

il geranio scarlatto

rifiorisce.